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23/11/2020 TRE PROPOSTE PER MIGLIORARE IL WELFARE

Tre interventi per cambiare il welfare. A proporli è il think tank creato dal gruppo Unipol e The European House – Ambrosetti (con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta) e denominato Welfare Italia; saranno poi consegnate a governo e istituzioni.

 

Sanità. Prima linea d'azione individuata dal gruppo di lavoro, un intervento strutturale sulla sanità, "con la creazione di banche dati interoperabili e nuovi servizi digitali, tra cui un progetto pilota di telemedicina coordinato a livello nazionale e scalabile in tutto il paese". Obiettivo principale è rendere omogenei i database pubblici e privati, per garantire anche i benefici attivabili grazie al Fascicolo sanitario elettronico.

Oltre a questo, il think tank ha proposto di attivare un processo per rendere pienamente digitale il consulto dei medici (di base e specialisti) e il monitoraggio delle condizioni di salute dei pazienti cronici. La proposta deriva dall'esigenza urgente, messa in luce dal Covid-19, di realizzare un piano nazionale di telemedicina – un'operazione dall'investimento stimato di circa 5 miliardi di euro, che potrebbe prò portare a un risparmio di 4,5 miliardi l'anno. Questo soprattutto grazie alla riduzione dei tempi di ricovero fino al 25%, oltre alla diminuzione dei tempi di attesa e delle esigenze di spostamento.

 

Politiche sociali. La seconda proposta riguarda gli interventi sociali, e punta a razionalizzare gli "strumenti assistenziali e investimento in un piano di politiche attive del lavoro", anche "alla luce della scarsa efficacia delle numerose misure una tantum del sistema italiano".

Un primo passo, si legge nel comunicato del think tank, "è costituito dall'approvazione del disegno di legge delega Family Act". Ma non basta: il gruppo di lavoro propone anche di adottare "uno strumento unico di inclusione sociale" in grado di unire i redditi di cittadinanza e di emergenza e l’assegno unico per i figli.

L'investimento previsto sarebbe di 10 miliardi di euro il primo anno, che passerebbe a 7 e 5 miliardi nei due e cinque anni successivi. Secondo Welfare Italia, questa riorganizzazione potrebbe far risparmiare 10 miliardi di euro, da convogliare in programmi di formazione specializzati per il reskilling, in grado di creare 200.000 nuovi posti di lavoro. Vale a dire il recupero dei livelli pre-Covid entro cinque anni, invece che in nove come ora previsto, con un incremento annuo del Pil di 0,7%.

 

Previdenza. L'ultima linea di azione riguarda il mondo delle pensioni. Qui, la proposta è di introdurre "una tassazione agevolata sui rendimenti accumulati nella previdenza complementare" (dell'11,5%), aumento della sua flessibilità e lancio di Unico (Universale Contributo) "come strumento di cultura previdenziale per i più giovani". Un'iniziativa che aprirebbe automaticamente per i nuovi nati (circa 450 mila ogni anno) una posizione previdenziale di terzo pilastro.

Ma torniamo alla tassazione agevolata: in un periodo di contribuzione medio di 25 anni, potrebbe far crescere i rendimenti di 10 mila euro circa per ogni aderente; le sottoscrizioni, secondo la stima del think tank, aumenterebbero di 2,5 milioni (30% delle sottoscrizioni totali), per un totale di 7 miliardi aggiuntivi per la previdenza complementare. Importi che potrebbero essere destinati all’economia reale, con un incremento del pil fino all'1,5%.

Proposti anche una maggiore flessibilità della previdenza complementare: tra gli interventi suggeriti, la "portabilità" da un anno all’altro della deducibilità fiscale non utilizzata, l'opportunità di ottenere anticipazioni straordinarie sulla prestazione in alcuni casi e la possibilità, dopo la pensione, di trasferire ai figli la posizione invece che incassare la rendita.

 

Gli impatti dello tsunami-Covid. Le tre proposte sono state elaborate dopo l'esame dei dati aggiornati della crisi socio-economica innescata dal Covid. Che ha indotto l'Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale a prevedere,per fine 2020, un crollo del Pil italiano del 10,8%, maggiore del calo registrato a ottobre del dato mondlaie (-44%). Dati che porterebbero il Belpaese a registrare il terzo anno peggiore da oltre 150 anni. E a portare il valore assoluto del prodotto interno lordo ai livelli del 1996, con un possibile rapporto debito pubblico/Pil livelli da "economia di guerra" (158,9%, l'1% in meno rispetto al record della Prima Guerra Mondiale).

Questa situazione ha avuto ricadute devastanti sull'occupazione: a giugno 2020 sono già stati persi oltre 800 mila posti di lavoro rispetto al primo semestre 2019; 677 mila di questi a tempo determinato (80%); 416 mila nella fascia tra 15 e 34 anni (50%); il 44% al nord, il 17% al centro e il 39% al sud.

Forti impatti anche sulla spesa sanitaria, che lo scorso settembre (quindi prima della seconda ondata) è cresciuta di oltre 1,5 miliardi di euro per le sole strutture ospedaliere; la cassa integrazione guadagni rischia di superare quota 3.500 milioni di ore, con una spesa prevista di 25,6 miliardi, mentre un numero compreso fra 550 mila e oltre 740 mila persone in più potrebbero usufruire della Naspi, con un costo per lo Stato tra 5,5 e 7 miliardi l’anno.

Le politiche sociali, nel corso dell'anno, dovrebbero costare più di 40 miliardi.

https://welfare-italia.com