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  • donna con mascherina

15/05/2020 COME VIVREMO NEL DOPO-COVID

Più tamponi, per avvicinarsi maggiormente a una mappa precisa dei positivi. E più tecnologia nella sanità – non solo ora, ma anche nel periodo post-Covid, che ci porterà al ritorno alla vita normale. Ad affermarlo, un'indagine sulle conseguenze del coronavirus e i suoi impatti sugli italiani, commissionata da Unisalute per Nomisma, nell’ambito dell’Osservatorio Lockdown: come e perché sta cambiando le nostre vite.

E tutto, appunto, parte dalla verifica dello stato di salute. Che vede i cittadini invocare un cambio di passo. Drastico. Il 92% degli intervistati, infatti, ritiene importante, se non fondamentale, estendere il numero di tamponi effettuati per individuare i positivi al coronavirus. il 73% vorrebbe che fosse possibile ricostruire la rete di contatti di chi è stato contagiato, per ridurre il più possibile le infezioni (anche con la quarantena preventiva).

Un po' meno (il 68%) i cittadini che ritengono determinante un tracciamento degli spostamenti individuali con app o controllo dei dati telefonici, misura su cui si sta discutendo, soprattutto per le sue implicazioni sulla privacy. Stessa percentuale per chi è favorevole a servirsi di droni per tenere sotto controllo gli spostamenti e i flussi di persone.

E qui si introduce l'argomento-tecnologia, che per il 61% si ritaglierà un ruolo importante nella gestione della sanità anche nel dopo-Covid. Soprattutto la telemedicina: per il 67%, i consulti telefonici o video sono fondamentali per tenere sotto controllo le condizioni di salute di positivi al coronavirus o sospetti.

Ora e anche nel dopo-coronavirus. Che vedrà gli italiani cambiare anche il comportamento quotidiano. Anzi: tornare alle abitudini del passato. A partire dall'igiene personale, troppo spesso trascurata dal logorio della vita moderna. A questo proposito, il 58% manterrà l'abitudine di utilizzare più frequentemente prodotti igienizzanti, mentre il 40% sceglierà un'alimentazione più sana e il 34% di dedicherà a sport e attività fisica.

Il trauma del virus resterà comunque a lungo nella psiche collettiva delle persone: il 71%, anche nel post-emergenza, preferirà evitare luoghi affollati mentre il 66% continuerà il distanziamento sociale per un certo tempo. Differente anche il rapporto con il medico: il 23% si propone di aumentare il numero di screening e visite specialistiche.

“Stiamo vivendo una fase di straordinaria complessità anche per un sistema sanitario come il nostro che da sempre rappresenta un modello anche all’estero”, ha affermato Giovanna Gigliotti, amministratore delegato di Unisalute. “Colpisce positivamente la grande fiducia degli italiani nei confronti delle applicazioni tecnologiche in ambito medico, come  telemedicina, teleconsulti, videoconsulti  e nuovi metodi di assistenza domiciliare". “L’emergenza coronavirus ha costretto gli italiani a compiere un avanzamento tecnologico per nulla immaginabile prima della pandemia", ha aggiunto Silvia Zucconi, responsabile market intelligence di Nomisma. "Oggi è forte la consapevolezza del ruolo importante che la tecnologia ricopre in tutti gli ambiti della vita quotidiana, e tra essi emerge quello della salute. La telemedicina ha quindi ora un canale di sviluppo aperto come mai in passato. È importante dar seguito a questa rinnovata attitudine digitale degli italiani con progetti in grado di proporre soluzioni semplici e concrete”.

https://www.unisalute.it

https://www.nomisma.it