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  • Il convegno New Insurance Day

08/06/2018 DISCLOSURE SÌ, DISCLOSURE NO...

Lo aveva detto Maria Luisa Cavina, responsabile servizio vigilanza intermediari dell'Ivass, nel dibattito di apertura del New Insurance Day, che si è svolto ieri in Borsa: tra gli interventi dell'authority per costrure la normativa secondaria della Idd, c'è stata anche "l'accettazione della possibilità di utilizzare l'home insurance" da parte dei clienti. La risposta di Claudio Demozzi non si è fatta attendere, ed è arrivata all'inizio della seconda tavola rotonda dell'evento organizzato da Le Fonti a Palazzo Mezzanotte. "Mi sorprende che l'autorità di vigilanza abbia parlato di un incentivo all'uso dell'home insurance", ha detto il presidente dello Sna, "il cui utilizzo è quasi inesistente da parte della clientela. Che, nella media, è ancora interessata a servizi di prossimità con agenti o broker".

"La tecnologia potrà snellire determinati aspetti, ma non sostituirà l'attività della consulenza", ha aggiunto Davide Nicolao. Il presidente di Anagina ha poi riconosciuto che "il settore si deve regolamentare". Ma naturalmente, "questo ha un costo. Un consulente finanziario assiste 80-100 clienti; quello assicurativo, per avere un guadagno, deve avere a che fare con almeno un migliaio. E fornire molta consulenza per così tante persone è uno sforzo non semplice".

Luca Franzi De Luca, presidente dell'Aiba, ha invece espresso un timore: che la Idd ricalchi un po' ciò che è stata la Mifid, trasformandosi in una sorta di "esimente" per le assicurazioni. "O la Idd farà passi da gigante sul contenzioso", ha ricordato Franzi, "oppure ci troveremo a esimere gli assicuratori dalla loro responsabilità, che è sociale e, dunque, importantissima".

E la consulenza? "Fa parte del nostro bagaglio", ha risposto Luigi Viganotti, presidente di Acb. "Ma dovremo specializzarci, non saremo piu in grado di dare un servizio a 360 gradi, perché i costi saranno elevati e non potremo sostenerli. E la Idd ci aiuta e ci obbliga a fare delle scelte".

 

Altro problema sul tappeto è la disclosure degli intermediari sull'entità delle loro provvigioni, che alla fine non è diventata legge. Un bene o un male? "Nei paesi scandinavi, è già stata introdotta qualche anno fa", ha sottolineato Viganotti, "E il 50% degli intermediari è sparito".

Un atteggiamento critico, dunque, che però non ha trovato d'accordo Alessandro De Felice, presidente di Anra e unico non intermediario al tavolo. "Ho visto lotte senza quartiere nei tavoli di implementazione contro la disclosure. Ma perché non dire che cosa si guadagna? Nessuno lavora gratuitamente. Ci sono i rappel, i premi di produzione e via dicendo".

L'affermazione ha scatenato le reazioni degli intermediari. "Quanto guadagniamo? Ci sono i ricavi sui bilanci. E ci sono le commissioni medie di mercato", ha detto Franzi, suggerendo che la trasparenza c'è già. "Personalmente", ha aggiunto Viganotti, "sarei disponibilissimo a dichiarare quanto incasso, ma bisogna cambiare il sistema: non mi voglio trovare qualche operatore pronto a sbandierare che non c'è il costo dell'intermediario, come già successo in una pubblicità. Non è quello che prevede la Idd".

"Come categoria agenti dico: ben venga la trasparenza", ha chiuso Demozzi. "A condizione che, quando compro un'auto, mi si dica quanto va al concessionario. O quando compro un paio di occhiali, mi si dica quanto è il ricarico del venditore. Se si introducono certe regole, devono valere per tutti, non solo per una categoria".

Enrico Levaggi

http://www.lefonti.it