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  • Il logo della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti

30/03/2020 CASSA DOTTORI COMMERCIALISTI, MISURE STRAORDINARIE PER GLI ISCRITTI

La Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti ha deciso alcuni interventi di sostegno al reddito e tutela della salute per i suoi iscritti in tempo di emergenza sanitaria.

Prima misura, lo stop agli adempimenti contributivi; l'intervento prevede una loro proroga fino al 31 ottobre di quest'anno, con la sospensione dei contributi minimi previsti per il 2020. Poi, l'ente ha intenzione di predisporre un intervento di sostegno al credito e alla liquidità di cassa dei suoi membri: “proprio in questi giorni”, sottolinea il presidente Walter Anedda, ”stiamo definendo le modalità da adottare, dato che vogliamo anche farci carico del relativo onere finanziario”. A questo proposito, l'ente ha prorogato al 30 aprile i bandi dedicati ai contributi per l'acquisto di strumenti hardware e software a uso ufficio, soprattutto in ottica smart working.

Per quanto riguarda la tutela della salute, la cassa ha integrato la polizza base con garanzie indennitarie che intervengono in caso di per quarantene domiciliari e ricoveri per coronavirus. Le coperture, puntualizza l'ente, possono essere applicate anche ai nuclei familiari a cui iscritti hanno esteso la polizza.

Disponibile anche un numero verde per una consulenza medica e psicologica gratuita. “La cassa”, spiega però Anedda, “intende comunque adottare interventi assistenziali specifici per gli iscritti e per le loro famiglie che si trovino in difficoltà per effetto dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, non potendo effettuare operazioni in deficit come può fare lo stato - e contando su fondi limitati - deve attendere che i ministeri chiariscano il meccanismo di funzionamento del “reddito di ultima istanza” stabilito dal Dl Cura Italia per definire la nostra linea di intervento". E' anche necessario, prosegue Anedda, un chiarimento del governo, per specificare che questi fondi "non concorrano alla formazione del reddito imponibile, in aderenza a quanto disposto per gli iscritti alla gestione separata”.

Intanto, dal punto di vista regolamentare, la cassa è pienamente autorizzata a utilizzare parte dei rendimenti per motivi assistenziali, oltre che previdenziali (una modiffica regolamentare in questo senso era stata approvata prima che il virus si diffondesse in Italia): per questo motivo, recita una nota, “le misure straordinarie legate all’attuale situazione devono tener conto delle risorse già impiegate dall’ente per l’assistenza ordinaria al fine di non pregiudicarne l’erogazione”. La normativa preved infatti che “per finanziare tutta l’assistenza, la cassa può e potrà contare su un ammontare corrente del 2% del proprio avanzo” e su una riserva accantonata di 40 milioni circa, “ai quali sommare una quota parte del fondo extra-rendimento”.

Le limitazioni attuali, sottolinea Anedda, “sono la prova della necessità di ripensare il meccanismo di finanziamento di questa posta, liberandoci da alcuni vincoli statutari. Ipotesi da prendere sicuramente in esame, pur consapevoli che una modifica di questa portata richiede tempi non brevi. In questo senso come Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) abbiamo avviato un’interlocuzione costante con il governo per chiedere, in sede di conversione del Dl Cura Italia, un ampliamento degli interventi a sostegno del reddito dei professionisti appartenenti al mondo ordinistico. Allo stesso tempo chiediamo con forza di mettere le casse in grado di operare a supporto dei propri iscritti, in deroga alle attuali limitazioni e ai vincoli a livello regolamentare e di bilancio”.

Enrico Levaggi

https://www.cnpadc.it