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  • Assofondipensione, accordo con la Cdp

02/12/2019 ASSOFONDIPENSIONE, ACCORDO CON LA CDP

Un accordo con la Cdp (Cassa depositi e prestiti) per una piattaforma attraverso cui i fondi pensione negoziali potranno investire in strumenti finanziari a supporto del sistema produttivo del Paese. Una serie d’iniziative per incentivare le adesioni alla previdenza complementare, anche attraverso l’educazione previdenziale nei luoghi di lavoro. Una ferma richiesta al regolatore politico per una riforma non più differibile del sistema pensionistico e di welfare, a cominciare da una tassazione più coerente con le finalità previdenziali e sociali dei fondi pensione.

Oggi i fondi pensione italiani investono soltanto lo 0,9% in azioni italiane. Sono mancate sinora, ha sottolineato il presidente di Assofondipensione, “soluzioni d’investimento, veicoli funzionali all’ economia italiana e una fiscalità di vantaggio”. All’Assemblea Maggi ha annunciato l’iniziativa con la Cassa depositi e prestiti: “Una piattaforma per gli investimenti dei fondi pensione negoziali in strumenti finanziari di private equity, private debt, ad impatto sociale, con l’obiettivo di favorire la diversificazione/decorrelazione del rischio di portafoglio, da un lato, e il sostegno all’economia, all’occupazione e alla coesione sociale del Paese dall’altro”.

Gli investimenti arriveranno al sistema produttivo attraverso i fondi di fondi gestiti da Fondo italiano d’investimento Sgr (Fii), come ha spiegato nel suo intervento all’Assemblea l’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo. L’obiettivo del progetto è raccogliere almeno 500 milioni di euro, in aggiunta alle risorse che Cdp mobiliterà accanto a quelle dei fondi pensione. Contestualmente Maggi ha annunciato “un progetto sugli investimenti, portato avanti dall’associazione, finalizzato a creare un’iniziativa consortile tra i fondi pensione interessati a realizzare investimenti che possano avere ricadute nell’economia reale”.

Rilancio delle adesioni. Per favorire le adesioni sia dei nuovi assunti, sia degli occupati, Maggi ha proposto un semestre di silenzio-assenso, sull’esempio di quanto avvenuto nel 2007 e nel rispetto del principio di volontarietà. Sul tema dell’adesione tramite il cosiddetto contributo contrattuale, Maggi ha sostenuto che “occorre fare un passo in avanti e trovare, anche d’intesa con le parti sociali, le soluzioni per promuovere conoscenza e consapevolezza degli iscritti sull’opportunità di una adesione piena dal punto di vista contributivo (quindi anche con il Tfr), senza la quale si generano posizioni modeste che rischiano rapidamente di essere erose dai costi, minacciando così l’efficienza complessiva del sistema”. Soprattutto tra i giovani, ha sottolineato il Presidente di Assofondipensione, la conoscenza della previdenza complementare rimane poco diffusa, e questo fa sì che la percentuale di aderenti under 34 sia minima. E’ necessario, anche da parte delle istituzioni, un rilancio delle attività d’informazione e di educazione previdenziale.

Riforma della previdenza. Nella sua Relazione il Presidente di Assofondipensione si è rivolto anche al legislatore: “Alla data odierna – ha rimarcato - non sembrano previsti nella manovra di bilancio interventi strutturali per rendere più appetibili i fondi pensione, malgrado le richieste da tempo avanzate dalla nostra come da altre associazioni di rappresentanza, dalle parti sociali e dalla stessa Covip. Sarebbe invece auspicabile un provvedimento organico e complessivo in tema di previdenza, sia di primo sia di secondo pilastro”. Maggi ha indicato, tra gli obiettivi di una riforma, la disciplina fiscale, oggi “troppo limitata, inidonea a rispondere alle attuali esigenze prospettate dall’evoluzione della società in generale e del mondo del lavoro in particolare”.

Positivi i rendimenti dei fondi pensione. Tutte le categorie di fondi hanno riportato le performance in territorio positivo, con i negoziali che hanno guadagnato il 6,4%. “Risultati in netto rialzo rispetto a quelli registrati a fine 2018", ha sottolineato Maggi, "allora infatti nessuno era riuscito a ottenere performance migliori non solo rispetto alla rivalutazione del Tfr, ma anche agli altri rendimenti-obiettivo, inflazione e media quinquennale del PIL”. Su fronte dei costi, i fondi negoziali si confermano i meno onerosi. Nel periodo da inizio 2009 a fine 2018, ha ricordato il presidente di Assofondipensione, il rendimento medio annuo composto è risultato pari al 3,7% per i fondi negoziali, a fronte di una rivalutazione media annua composta del Tfr pari al 2%. Sull’orizzonte decennale, si confermano rendimenti positivi per tutte le tipologie di comparto, con gli azionari, i bilanciati e gli obbligazionari misti che registrano performance superiori rispetto ai garantiti e agli obbligazionari puri.

 

www.assofondipensione.it