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27/04/2022 LA GESTIONE DEI RISCHI? PER LE AZIENDE STA DIVENTANDO PRIORITARIA

Il 26,5% delle aziende italiane ritiene che introdurre un sistema di gestione e controllo dei rischi sia diventato prioritario. Lo evidenzia l'Osservatorio sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane, ricerca annuale del Cineas in collaborazione con Ipsos, giunta alla nona edizione e presentata al Politecnico di Milano.

L'inchiesta, che ha intervistato 350 aziende con fatturato tra 20 e 355 milioni di euro, evidenzia che quasi l’80% delle imprese vede un collegamento fra gestione dei rischi e sviluppo sostenibile (il 23,2% la ritiene indispensabile, il 18,3% una componente e il 37,9% un fattore in grado di contribuire).
 

Sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile è ritenuto molto importante, se è vero che quasi l'80% dice di esserne impegnato; in particolare, le aziende puntano su utilizzo responsabile dell’energia, acqua e materie prime, benessere e formazione continua dei dipendenti e innovazione per accelerare processi industriali sostenibili.

Più del 55% delle imprese pensa inoltre che non raggiungere gli obiettivi aziendali di sviluppo sostenibile avrebbe ricadute negative sull'impresa.

La sostenibilità è tenuta in grande conto, dunque, anche se solo nel 30% dei casi il cda è direttamente coinvolto nell'operazione. Inoltre, più del 60% non ha un budget dedicato e il 35% delle aziende non effettua monitoraggi dei risultati, né qualitativi, né quantitativi.

 

Cda, quanto è coinvolto. La ricerca evidenzia pure che soltanto il 44% delle aziende effettua una una mappatura dei rischi a livello di consiglio di amministrazione, anche se in oltre il 50% la responsabilità è dei top manager.

“La presenza di una governance dei rischi è importante in un modello evoluto di gestione", dice Massimo Michaud, presidente del Cineas. "Per questo c'è una sostanziale differenza di approccio tra le imprese che portano i temi del risk management al livello del consiglio di amministrazione e quelle che gestiscono il rischio come componente tecnica. Prima di tutto", prosegue, "una gestione più sofisticata del rischio (integrato o segmentato) è adottata dall’82% delle prime contro il 33% delle seconde. Inoltre le aziende in cui il board è coinvolto vedono la gestione del rischio come un investimento strategico, mirato prima di tutto a consentire migliori decisioni. Nelle aziende dove la funzione di risk management non arriva a dialogare con il board, invece, lo scopo principale della mappatura dei rischi è difensiva (assicurare la conformità normativa e la business continuity) e l’investimento viene visto come secondario. L’aspetto positivo tuttavia è che il coinvolgimento del cda nella gestione dei rischi è sempre più diffuso".

 

Pandemia e guerra. Il Covid e la guerra russo-ucraina stanno monopolizzando la nostra attenzione. Ma, mentre nel primo caso le aziende sono rimaste spiazzate, nel secondo avevano avuto sentore di quanto stava per succedere.

Nell’edizione 2020 dell’Osservatorio, infatti, il 97% delle affermava di non aver previsto il coronavirus e la crisi causata dalla pandemia. Nella rilevazione fra dicembre 2021 e febbraio 2022, invece, il 44,6% delle aziende intervistate riteneva già molto probabile lo scenario di una guerra.

“E' stato interessante osservare, confrontando la ricerca con altre realizzate a livello internazionale, come anche in Italia le imprese, alla fine del 2021, avessero una percezione importante del rischio di instabilità politica con possibilità di tensioni sociali”, ha commentato Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos.

Tra le conseguenze a lungo termine della crisi Covid su organizzazione e gestione delle imprese, spiccano maggior flessibilità del lavoro (63,4%), trasformazione digitale più rapida (60%) e maggior consapevolezza del ruolo dell'azienda a livello sociale e per lo sviluppo sostenibile del paese (55%).

 

I rischi più sentiti. Ma quali sono i rischi più percepiti dalle aziende? Prima di tutto la sicurezza sul posto di lavoro, in testa in tutte le edizioni, raggiunto dalla pandemia e i problemi di salute. Scalano la classifica i pericoli provenienti dal cyber, che superano i difetti dei prodotti e le catastrofi naturali.

Seguono i rischi regolamentari (in aumento), il timore di provocare danni all’ambiente e quello di perdere le persone con maggiori competenze professionali per l’attività d’impresa.


 

Enrico Levaggi