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  • Alessandro De Felice, presidente Anra

11/10/2016 INDAGINE ANRA, NELLE AZIENDE CRESCE LA SENSIBILITÀ AI RISCHI

Gli italiani sono fatalisti e poco propensi a proteggersi dai rischi: secondo un cittadino su due, infatti, le assicurazioni non servono. Le aziende sono certamente più sensibili, e l’attenzione è ulteriormente crescita dopo il terremoto: quando si esce nello specifico, però, mostrano idee piuttosto confuse. E’ il quadro che emerge dalla ricerca su La gestione del rischio nella percezione delle medie aziende e della popolazione, condotta da Eumetra Monterosa e promossa da Anra, l'Associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali presieduta da Alessandro De Felice (nella foto) e Strategica group, società di consulenza in risk management. Lo studio è stato presentato al convegno annuale di Anra, su Enterprise risk management: per capire, governare e decidere, che si è tenuto nei giorni scorsi a Milano.

Gli esiti dell’indagine.  La ricerca ha analizzato in primo luogo la percezione del rischio nella popolazione attraverso un sondaggio su un campione rappresentativo della popolazione italiana per sesso, età, ampiezza del comune, area di residenza; e, in parallelo, l’atteggiamento delle medie imprese verso il risk management. Secondo la ricerca (le slides sono in allegato), l’84% delle aziende intervistate ha pensato o pensa di instaurare politiche di risk management, soprattutto per proteggersi contro eventuali danni materiali diretti ai beni (51%), rischi legati a responsabilità civile (43%) e per preservare la continuità del Business (43%). L’indagine è stata condotta a luglio: dopo il terremoto che ha colpito alcune zone del centro Italia è stato realizzato un aggiornamento per verificare i cambiamenti intervenuti nell’approccio da parte delle aziende italiane. E’ stato rilevato un incremento nell'ipotizzare una gestione organizzata e consapevole dei danni materiali diretti ai beni (+25% rispetto alla rilevazione di luglio 2016), alla continuità del business (+17%) e verso eventi naturali catastrofali (+45%, il 44% in più rispetto a luglio). Nel campo dei privati lo scenario è ben diverso: soltanto sei persone su dieci considerano importante prestare attenzione ai rischi per sè o i propri familiari.

 “L'indagine mostra che esiste una certa confusione di fondo tra la gestione dei rischi e le attività di tipo assicurativo”, commenta Alessandro De Felice, Presidente di Anra, “come si vede dal fatto che la pratica internamente è delegata in molti casi all'ufficio legale (55%). Si percepisce una sostanziale trascuratezza nell'approccio: anche vi è sensibilità da parte del mercato, vi è un'evidente incapacità da parte del mondo assicurativo e degli intermediari nel proporre soluzioni adatte alle diverse tipologie di aziende del nostro tessuto economico. Le assicurazioni e i broker cercano di proporre e vendere un prodotto, come se la gestione dei rischi fosse una commodity e non un servizio a valore aggiunto ".

"L'atteggiamento fatalista degli italiani verso la dimensione del rischio è specchio dell'opacità del settore assicurativo”, commenta Renato Mannheimer di Eumetra Monterosa, “si conferma controverso il rapporto con intermediari e assicuratori, come forte la ritrosia a riconoscere l'importanza di ricorrere alle assicurazioni per prevenire dei rischi. Merita attenzione anche l'atteggiamento che abbiamo rilevato nel riproporre al panel delle imprese alcune domande a seguito del terremoto occorso in centro Italia. L'onda emotiva della catastrofe ha naturalmente determinato un incremento del 45% delle aziende che ipotizzano una gestione organizzata e consapevole di rischi e minacce come gli eventi naturali e le catastrofi, con il 44% del campione che ammette di aver cambiato atteggiamento su queste specifiche minacce".

"In questo settore la competizione fra intermediari, broker e compagnie di assicurazione si gioca quasi esclusivamente sul prezzo e sul costo delle coperture”, sottolinea dal canto suo Enrico Guarnerio, amministratore delegato di Strategica Group, “è un fenomeno che si sta sempre più consolidando, sia sul piano dell’offerta degli intermediari che dei criteri di selezione dei propri broker/consulenti da parte delle aziende; non è certo questa la strada giusta per affrontare in modo tecnico e professionale le complesse tematiche di risk management. Le stesse compagnie sono sempre più spinte a competere in termini di prezzo piuttosto che di qualità delle coperture e dei servizi post-vendita. Svolgendo consulenza nelle aziende osserviamo proprio quanto sia confusa e spesso applicata solo in parte la buona pratica di gestione dei rischi. Spesso i nostri interlocutori affermano di temere gli eventi che colpiscono la continuità del business, ma è assolutamente bassissima la percentuale di quelle aziende che si assicurano contro i danni indiretti che derivano dall’interruzione dell’attività, mostrando così di non interpretare correttamente i rischi sottesi. In base alla ricerca, un altro indicatore della mancanza di percezione della portata dei rischiè la scarsa sensibilità ai rischi di responsabilità civile, vera e propria spada di Damocle in molti settori, sempre più esposti come conseguenza dei processi di internazionalizzazione in corso". 

http://www.anra.it