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15/05/2023 RETRIBUZIONE, LAVORATORI INSODDISFATTI

I lavoratori italiani sono decisamente insoddisfatti delle loro retribuzioni. Lo rivela una ricerca sul mercato del lavoro elaborata da Ipsos per conto di Changes Unipol. 

In particolare, a essere più scontenti degli stipendi (51%) sono i giovani della generazione Z, quelli cioè nati fra il 1997 e il 2012. Dal punto di vista geografico, i delusi dal salario mensile sono quasi uno su due (47%) al nord e al centro, mentre al sud è appagato il 62%, anche per il costo della vita più contenuto.

Lo stipendio resta comunque il primo fattore di scelta di un posto di lavoro, molto più importante di altri motivi come vicinanza a casa, stabilità dell'impresa, ruolo offerto e possibilità di bilanciare vita professionale e privata.

Anche per i salari insufficienti, un italiano su due è aperto all'opportunità di cambiare occupazione; in particolare, fra gli insoddisfatti, il 76% si sta guardando in giro e il 26% sta cercando un nuovo lavoro. Anche all'estero, se del caso – almeno per il 41% di chi è in cerca (46% per la generazione Z).

Ma dove e come si preferisce lavorare? Sorprendentemente, il "vecchio" modello in presenza piace ancora: il 33% preferisce questa modalità, contro il 15% di chi sceglierebbe quello in remoto. In ogni caso, la formula preferita è quella ibrida (51% degli uomini e 53% delle donne). Quasi metà del campione (46%) ha inoltre espresso una propensione per la settimana corta, a parità di ore e stipendio: il modello è particolarmente popolare tra donne e millennials.

Il giudizio positivo su lavoro ibrido e settimana corta rivela una maggiore attenzione al bilanciamento fra attività professionale e vita privata, su cui esprime un giudizio positivo il 70% del campione (anche se solo l'11% ne è "molto" soddisfatto). Ma questo aspetto è talmente importante che il 10% dei lavoratori sarebbe persino disposto a rinunciare a una piccola percentuale dello stipendio per migliorare il work-life balance, che arriva al 30% comprendendo anche i lavoratori che lo farebbero certamente in futuro.

Enrico Levaggi