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09/04/2013 LE POLIZZE DI PROTEZIONE NON DECOLLANO

Scarsa innovazione nell'offerta e nei modelli di distribuzione, un approccio poco proattivo da parte delle compagnie. Sono i fattori che, accanto alla ridotta capacità di spesa delle famiglie italiane, hanno frenato lo sviluppo delle polizze di protezione: malgrado un potenziale molto ampio, nel 2012 questo comparto è rimasto praticamente fermo. Su questo risultato ha inciso naturalmente il forte calo dei mutui immobiliari: le coperture abbinate a quest'operazione rappresentano una quota importante di questo settore. Il punto sullo scenario del mercato è stato fatto all'Italy protection forum, organizzato dalla società di consulenza Emf group.Raccolta stabile nel 2012. Per il settore delle polizze di protezione il 2012 è stato sostanzialmente statico. 'Non ci sono stati segnali di grandi cambiamenti, i volumi sono fermi e per alcuni prodotti sono anzi in declino', aggiunge Marcella Frati, responsabile sviluppo business di Emf group, 'nella seconda parte dell'anno diverse compagnie hanno lanciato nuovi prodotti come coperture contro malattie gravi, infortuni, temporanee caso morte, ma il mercato sembra fermo'. Secondo una ricerca di Crèdit Agricole gli europei sono più preoccupati rispetto al passato: mediamente un europeo su tre si sente molto più minacciato ed esposto ai rischi, e il livello di ansia è decisamente elevato. 'I provvedimenti adottati negli ultimi mesi hanno sostanzialmente bloccato la vendita di polizze di protezione danni e vita in abbinamento a prodotti bancari e finanziari', sostiene Emanuele Marsiglia, direttore generale di Bap (Bancassurance popolari), 'per parte nostra abbiamo fatto uno sforzo molto importante nella formazione della rete di vendita e nell'offerta di prodotti stand alone, cioè venduti in modo singolo'.Domanda in crescita. 'E' vero, la regolamentazione non ci ha aiutato, ma il mercato si muove e la domanda sta comunque cominciando a emergere', sostiene invece Luca Filippone, vice-direttore generale di Reale Mutua, 'con il risparmio ottenuto nella rc auto, dove le tariffe stanno calando, le famiglie italiane avranno risorse da destinare all'acquisto di altre coperture in aree come salute, protezione, infortuni, e previdenza. Gli agenti devono guardare a questo settore come una straordinaria opportunità'.'Quello passato è stato un anno che ha tolto molte illusioni, per chi ancora le aveva', sostiene dal canto suo Alessandro Scarfò, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo assicura, 'come avere una pensione, o contare con ragionevole certezza su un posto fisso. Presso i clienti vi è una sensazione di insicurezza e non copertura che spesso non è indirizzata, ma comunque tangibile. In una fase di forte incertezza diventano fondamentali il supporto e la conoscenza del welfare familiare da parte delle reti di vendita. Inoltre bisogna passare da durate molto lunghe a polizze annuali che possono essere cambiate nel corso del tempo, e offrire prodotti flessibili e trasparenti'. I ritardi dell'Italia. 'In Gran Bretagna i premi assicurativi rappresentano il 12%, in Francia oltre il 10%, in Italia il 7%', dice dal canto suo Robert Gauci, amministratore delegato di Met Life, 'perchè l'italiano si protegge meno? Se sinora non siamo stati in grado di sviluppare l'enorme potenziale del mercato italiano, probabilmente come assicuratori abbiamo una grandissima parte di responsabilità. Stiamo giocando in difesa, abbiamo paura di smontare un modello che ci sembra funzioni e dobbiamo ripensare l'organizzazione aziendale in modo orizzontale. Esiste un grande potenziale, ma c'è anche tanta strada da fare'.Fra le compagnie attive nel campo della protection ve ne sono alcune di matrice bancaria. 'Oggi le insicurezze principali vengono da occupazione e sanità spiega Giuseppe Rovani, direttore generale di Credem Vita, 'offriamo la garanzia contro la perdita del posto di lavoro: il suo indice di sinistralità aumenta di circa quindici punti l'anno e oggi si attesta intorno al 70%. L'andamento tecnico ci consente di continuare a mantenerla, perchè in abbinamento vendiamo altre coperture, come infortuni e malattia, che hanno rapporti di sinistralità molto più bassi'.Il punto di vista dei riassicuratori. 'E' necessaria un'innovazione nell'offerta ma anche nella distribuzione', dice Daniela Paleari, responsabile vita di Munich Re, 'un prodotto moderno ha bisogno anche di una sottoscrizione moderna, in un portafoglio non selezionato le polizze di protezione rischiano di essere una bomba a orologeria'. 'La domanda senza dubbio esiste', sostiene invece Carlo Colella, branch manager di Swiss Re, 'in base a uno studio che il gruppo ha realizzato in Europa sul gap di protezione, la prima preoccupazione del consumatore è rappresentata dal timore di contrarre una malattia molto grave, seguita da quella di non poter fronteggiare le spese. L'Italia non fa eccezione, e inoltre da noi esiste una certa confusione sui costi dei prodotti. Bisogna semplificare il messaggio, il tipo di comunicazione ai consumatori, i processi di vendita e selezione del rischio'.'Nel 2012 e all'inizio del 2013 si è visto un maggiore interesse verso la protezione', dice Roberto Rizzo, direttore sviluppo del business di Rga, 'il mercato si sta muovendo, lo vediamo dal numero di compagnie che ci richiedono nuovi prodotti. La flessibilità di prodotto è molto importante e si può ottenere per esempio attraverso la sottoscrizione elettronica, che in altri paesi è estremamente diffusa'.