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  • Marco Vecchietti

14/06/2019 VECCHIETTI (RBM): "UN ITALIANO SU DUE PAGA LE CURE DI TASCA PROPRIA"

Ormai, quasi la metà degli italiani paga di tasca propria le prestazioni sanitarie. Senza neppure provare a prenotarle con il Servizio Sanitario Nazionale. Nel 2019, infatti, a mettere mano al portafoglio per curarsi è stato ben il 44% della popolazione. A prescindere dal reddito. Ad affermarlo è stato Marco Vecchietti (nella foto), amministratore delegato e direttore generale di Rbm Assicurazione Salute, commentando i risultati del IX Rapporto Rbm-Censis. Un'indagine, questa, che è stata realizzata su 10.000 maggiorenni italiani e presentata ieri a Roma nell'ambito del Welfare Day 2019.

La spesa sanitaria privata, sottolinea Vecchietti, "si attesta oggi a 37,3 miliardi di euro; a fine 2019, e si stima che possa arrivare appena al di sotto di 42: +7,3% dal 2014". Quest'anno, inoltre, "le prestazioni sanitarie pagate di tasca propria dagli assistiti passeranno da 95 alla cifra record di 155 milioni". Tutto questo mentre, dall’inizio della crisi, in circa dieci anni, gli investimenti pubblici per la salute si sono fermati, "mentre la spesa delle famiglie ha continuato a crescere. Nella maggior parte dei percorsi di cura", aggiunge Vecchietti, "gli italiani si trovano così a dover accedere privatamente a una o più prestazioni sanitarie”.

 

Dove dilaga la spesa privata

A essere pagate di tasca propria sono soprattutto le cure dentistiche (92%). Che sono, tra l'altro, quelle con il costo medio più elevato (575 euro). Ma c'ìè anche dell'altro. "Nell’ambito dei beni sanitari di assoluta evidenza", dice infatti Vecchietti, "i farmaci rappresentano la seconda voce di spesa pagata direttamente dai cittadini in termini di costo medio (380 euro) e la prima in termini di frequenza (38%)"; poi, emergono i "costi medi oltre i 220 euro per lenti e occhiali e di 185 per protesi e presidi, ma con frequenza decisamente più contenute (rispettivamente 18% e 9%). Più alto il presidio pubblico sugli esami diagnostici - che comunque vengono pagati privatamente nel 23% dei casi - e sulle prestazioni ospedaliere, dove comunque i cittadini sostengono direttamente i costi dell’acquisto in quasi il 10% dei casi. La necessità di ricorrere a prestiti e credito al consumo per finanziare le proprie cure passa dal 10,54% al 27, 14%”.

 

Tempi di attesa troppo lunghi

Perché queste cifre in aumento vertiginoso? "La causa", spiega Vecchietti, "è soprattutto l’allungamento dei tempi delle liste d’attesa, che, a dispetto dei tentativi di riduzione avviati raggiungono, in determinati casi durate non compatibili con i Lea".

Qualche esempio: ”Per le visite specialistiche", ricorda Vecchietti, "si hanno circa: 128 giorni medi di attesa per una visita endocrinologica, 114 per la diabetologica, 65 oncologica, 58 neurologica, 57 gastroenterologica, 56 oculistica, 54 pneumologica, 49 per una visita di chirurgia vascolare e 49 giorni per una cardiologica".

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: "considerando le visite specialistiche, su 100 tentativi di prenotazione nel Ssn di visite ginecologiche sono 51,7 quelli che transitano nella sanità a pagamento, 45,7 le visite oculistiche, 38,2 quelle dermatologiche e 37,5 le ortopediche; tra gli accertamenti diagnostici, su 100 tentativi di prenotazione nel Servizio sanitario, transitano nel privato 30,1 ecografie, 27,4 elettrocardiogrammi, 26,3 risonanze magnetiche e 25,7 Rx”.

 

Welfare di cittadinanza

Questi numeri sono davvero impressionanti. "E’ chiaro che cosi non si può continuare", afferma Vecchietti. Secondo cui, invece, "occorre pianificare un veloce passaggio da una sanità integrativa a disposizione di pochi (circa 14 milioni di italiani hanno una polizza sanitaria) a una sanità integrativa diffusa, un vero e proprio welfare di cittadinanza".

Un traguardo, sottolinea l'amministratore delegato e direttore generale di Rbm Assicurazione Salute, che può essere raggiunto attraverso l’evoluzione del welfare integrativo da strumento contrattuale a strumento di tutela sociale. In una prospettiva di presa in carico dell’intero “progetto di vita” dei cittadini. Non bisogna dimenticare, infatti, che i bisogni di cura crescono con il progredire dell’età e con l’insorgenza di malattie croniche o di lunga durata".

Alberto Mazza

https://www.rbmsalute.it

http://www.welfareday.it