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  • non autosufficienza

07/07/2017 UN TAVOLO DI LAVORO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

Nei prossimi 30 anni, il costo per la non autosufficienza passerà dall’attuale 1,8% a quasi il 3% del Pil. Ad affermarlo, Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali. "L'aumento dell'aspettativa di vita", puntualizza, "produrrà un incremento della spesa per pensioni, sanitaria ma soprattutto per la non autosufficienza, per la quale già oggi lo Stato spende circa 30 miliardi, cui ne vanno aggiunti altri 9,2 spesi dalle famiglie, prevalentemente per le badanti. Dato, quest'ultimo, che ovviamente è sottostimato, poiché molte sono irregolari".

Tutto questo avviene mentre il bilancio pubblico non sta certo passando i suoi migliori momenti. Come uscirne, allora? A cercare una risposta, il Tavolo di lavoro sul tema della non autosufficienza, promosso proprio da Itinerari previdenziali con la collaborazione scientifica di Assoprevidenza, il sostegno di Cattolica Assicurazioni, Poste Vita e Rbm Salute e la partecipazione di vari player del comparto. Tra gli argomenti di cui il tavolo si è occupato e si occuperà (infatti sono già stati fissati i suoi prossimi appuntamenti) ci sono la residenzialità, la definizione di non autosufficienza, le sinergie tra pubblico e privato e l'assistenza domiciliare integrata.

 

Il primo punto all'ordine del giorno è la presa d'atto della nuova situazione. Che è cambiata, e di moto. Nel 1955, la speranza di vita alla nascita era di 64 anni e mezzo per gli uomini e per le donne circa quattro anni in più, mentre la pensione si prendeva a 60 anni (50 per le donne). Nel 2015, la speranza di vita si è fortunatamente alzata a 80 anni e mezzo per i maschi e 85 per le femmine, mentre, secondo Brambilla, "la durata media della vita dopo i 60 e gli 80 anni, rispettivamente pari per gli uomini a 23 e 8,8 anni e, per le donne, a 27 e 10,7 anni". Valore quest’ultimo destinato a crescere ancora: nel 2050 la speranza di vita degli ottantenni dovrebbe superare gli 11 anni e mezzo per gli uomini e i 14 anni per le donne. 

Ma, se il domani preoccupa, occorre trovare soluzioni per oggi. Subito. Visto che, oltre all'aumento dell'aspettativa di vita, è in forte crescita anche il fenomento dell'atomizzazione delle famiglie (20,7% le coppie senza figli) e delle persone che vivono da sole (32,8%). "Una buona parte della popolazione", dice Brambilla, "si troverà in condizione di dover essere assistita parzialmente o totalmente. Tanto più che il costo medio delle rette nelle Rsa si aggira sui 2.500 euro al mese, cioè più del doppio della pensione media degli italiani. Un’ulteriore sorpresa è poi arrivata dal confronto tra le tariffe relative all’adesione, collettiva o individuale, a una polizza Ltc. Infatti, chi in caso di perdita della autosufficienza volesse disporre di poco più di 1.000 euro al mese (l’importo mancante tra la pensione media oggi percepita e la retta mensile di una struttura residenziale), pagherebbe una Ltc pari a quasi 300 euro annui per un trentenne e quasi a 1.000 per un 65enne. Se l’adesione fosse collettiva, come già accade per alcune casse privatizzate o per alcune categorie di lavoratori, si ridurrebbe a prescindere dall’età a meno di 50 euro annui, peraltro soggetti a defiscalizzazione". 

La soluzione? Secondo Brambilla è a portata di mano: "prima ancora che dividersi tra i fautori del servizio pubblico o privato o tra volontarietà o obbligatorietà di adesione, si potrebbe suggerire che tutti i fondi pensione complementari, e tutte le tornate di rinnovi contrattuali, prevedano l’adesione alla Ltc in forma collettiva e, soprattutto, a vita intera, per garantire le prestazioni anche dopo il pensionamento e finché si vivrà". Una copertura a prezzi accessibili, che Itinerari Previdenziali ha definito “democratica”, perché non seleziona i vari profili di rischio.

Enrico Levaggi

www.itinerariprevidenziali.it/site/home/eventi/2017/tavoli-di-lavoro-sul-tema-della-non-autosufficienza.html