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  • Una famiglia italiana

10/05/2017 NEL 2016 LE FAMIGLIE ITALIANE HANNO REGALATO AI FIGLI 38,5 MILIARDI DI EURO

Nel 2016 le famiglie italiane hanno regalato ai figli o nipoti 38,5 miliardi di euro, di cui 30,5 se si guarda agli aiuti economici da parte dei genitori. Esiste poi lo scambio di aiuti non in denaro, ossia di cibo, vestiti, cellulari, computer, ma soprattutto servizi di assistenza e di sostegno quotidiano, che possono interessare più del 60% dei giovani intervistati, secondo quanto questi ammettono di aver ricevuto dai genitori.

Questi alcuni dei dati emersi nella quarta edizione del Rapporto del gruppo Assimoco, “Un Neo-Welfare per la famiglia. Proteggere e accompagnare i figli nella vita adulta: una questione di cooperazione”. Il Rapporto è stato presentato oggi alla Camera dei deputati alla presenza del Sottosegretario del Ministero del lavoro e politiche sociali, Luigi Bobba.

L’indagine ha evidenziato che esiste una propensione significativa a investire una quota dei risparmi familiari in favore della protezione dei rischi dei figli e della promozione della loro autonomia tramite la sottoscrizione di piani di accumulo di capitale. Nel dettaglio, è opportuno che le famiglie investano maggiormente in polizze di previdenza integrative (sempre in favore dei figli) per coprire i periodi di lavoro precario oppure per l’eventuale disoccupazione (35,9% della popolazione italiana tra 18 e 60 anni), nel riscatto degli anni di laurea dei figli (32,3%) o ancora in polizze di assicurazione per proteggere gli eventuali periodi di disoccupazione dei figli (32,6%).

Il Rapporto, realizzato da Ermeneia, Studi e strategie di sistema, evidenzia in maniera inequivocabile anche la necessità, da parte del sistema Italia, di adottare politiche giovanili adeguate per favorire la transizione alla vita adulta dei figli. “Il passaggio alla vita adulta e la formazione di nuovi nuclei familiari sono strettamente legati”, ha spiegato Ruggero Frecchiami, Direttore generale del gruppo Assimoco, e” una società che non supporta concretamente queste due fasi ha poche chance di svilupparsi in maniera armoniosa.

Guardando ai Paesi più vicini all’Italia, la Germania è stata di recente indicata come un esempio di nazione che ha introdotto forti cambiamenti per quanto riguarda la riconciliazione tra lavoro e famiglia. Tra il 2006 e il 2008, infatti, il Governo di grande coalizione tedesco ha introdotto agevolazioni fiscali per le famiglie (tra cui un sussidio di 300 euro al mese per 14 mesi, a prescindere dal reddito, per famiglie con un solo lavoratore), investimenti pari a 4 miliardi di euro per l’espansione dell’offerta di asili nido per bambini sotto i tre anni, e una nuova legge sui congedi parentali (allungati da 10 a 12 mesi con salario decurtato di un terzo fino a un limite di 1800 euro al mese). La nuova legge promuove anche una maggiore partecipazione dei padri: il congedo può essere preso dalla madre o dal padre, e sono previsti due mesi addizionali a disposizione del genitore che non ha preso il congedo. Insomma, come mette in luce il Rapporto, si tratta un insieme di strumenti a cui l’Italia è poco avvezza e a cui ha tentato di sopperire facendo leva su risorse familiari. Il Rapporto ha intervistato e analizzato tre campioni rappresentativi nazionali, costituiti dai capifamiglia tra i 18 e i 60 anni (idealmente i genitori), dai giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni ( i figli) e dalle persone tra i 61 e i 75 anni (i nonni). L’età media di uscita dei giovani dalla famiglia risulta “ritardata” e cioè pari a 30,1 anni contro una media europea di 26,1: l’Italia è in buona compagnia con la Grecia (29,4 anni) e con la Spagna (29,0 anni), ma contemporaneamente lontana dalla situazione della Germania (23,8 anni) e ancora di più da quella della Svezia (19,7 anni).

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