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29/09/2014 UNA RICERCA ANRA TRACCIA L'IDENTIKIT DEI RISK MANAGER ITALIANI

Gestire i rischi per salvaguardare la propria impresa e aiutarla a fronteggiare mercati complessi e critici: è questa la missione del risk manager aziendale. E' stato uno dei temi al centro del Quindicesimo convegno Annuale promosso da Anra, l'Associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali, che si è tenuto il 25 e 26 settembre a Milano. . 'Proprio la recente crisi ha portato ancor più alla ribalta le tematiche relative alla gestione dei rischi, tanto in ambito finanziario che industriale', ha commentato Paolo Rubini, Presidente di Anra, 'mettendo in luce i limiti dei sistemi adottati dalle imprese nell'affrontare un contesto sempre più globalizzato, dinamico e complesso. Le imprese di ogni settore e dimensione stanno ripensando il proprio approccio al risk management per rimanere competitive, muovendosi sempre più verso modelli integrati. Per questa ragione, come Anra ci sentiamo ulteriormente spronati nella nostra missione di promuovere la cultura della corretta gestione dei rischi e continuiamo con sempre maggiore intensità a favorire la crescita professionale, con corsi, eventi e indagini. Proprio per questa ragione, nel nostro Convegno annuale, insieme ai ricercatori di RiskGovernance-Politecnico di Milano, abbiamo promosso un'analisi a tutto tondo sulla funzione del risk manager nel nostro paese, che mira a valutare come tale figura stia evolvendo nel panorama italiano. Ne esce un vero e proprio identikit, per cui è preponderante la componente maschile, visto che quella funzione è ricoperta da un uomo nell'87% delle aziende analizzate con un'età media di cinquant'anni e una formazione universitaria economica (24%) e un reclutamento che nel 76% avviene per vie interne all'azienda'. 'Come confermato anche dall'indagine presentata al Convegno Anra, la presenza di donne in posizione manageriali di alto profilo, compresa la figura del risk manager, è un dato di fatto solo in alcuni paesi come quelli scandinavi', commenta Julia Graham, Presidente di Ferma (la Federazione europea delle associazioni di risk manager), 'da quando sono stata eletta alla guida di Ferma è diventato per me un punto d'orgoglio creare una diversity agenda', proprio per far comprendere come sia fondamentale rompere le barriere di genere, ma anzi coinvolgere e soprattutto formare figure di risk manager che si distinguano per competenza, merito e talento e non per sesso'. Così la ricerca. Oltre a raccogliere informazioni e dati relativi al profilo dell'impresa, la prima edizione dell'Osservatorio sul ruolo del gestore dei rischi aziendali in Italia ha il suo focus specifico sul profilo del risk manager"Le evidenze che emergono dalla nostra analisi confermano l'importanza della figura del risk manager nelle aziende italiane', commenta Marco Giorgino, Ordinario di finanza e Direttore di RiskGovernance Politecnico di Milano, 'si tratta di una figura d'importante spessore professionale e rilevante seniority che deve coniugare una profonda conoscenza del business con una notevole capacità di governo delle tecniche e degli strumenti per la gestione dei rischi". 'Il quadro del risk management in Italia emerso dall'Osservatorio presenta sia degli aspetti positivi che negativi', commenta Barbara Monda, Coordinatore dell'Osservatorio e Deputy Director di RiskGovernance-Politecnico di Milano, 'è interessante notare come il risk management sia più integrato nei processi aziendali rispetto al passato, e come la figura del Chief risk manager abbia guadagnato un buon livello di indipendenza, entrambi segni di maturità culturale. È ancora preoccupante, però, che i sistemi d'incentivazione quasi mai includano dei parametri pesati per il rischio, ma sembrino spingere i manager verso la ricerca di performance economiche 'a tutti i costi'. Da questo punto di vista, c'è ancora molta strada da fare'. Il campione.All'indagine hanno risposto 283 aziende, la maggioranza delle quali non quotate (66%) e di dimensioni importanti (il 55% delle imprese del campione ha un fatturato superiore ai 200 milioni e più del 62% impiega oltre 1.000 dipendenti). Molteplici settori sono rappresentati nel campione, con una prevalenza di aziende industriali (27%), seguite dal settore finanza, banche e assicurazioni (17%), sanità (12%), energia (10%), servizi non finanziari (10%), Ict/telecomunicazioni (8%). Per il 40% dei partecipanti, il ruolo che prevalentemente in azienda gestisce il rischio assume la denominazione di Chief risk officer', mentre meno frequenti sono i casi in cui la responsabilità della gestione dei rischi è affidata prevalentemente al Chief financial officer (8%), al Country executive officer (7%) all'Insurance manager (4%). D'altra parte, il 16% delle imprese afferma di non gestire i rischi in modo sistematico. Il profilo del risk manager.La maggioranza dei risk manager è di sesso maschile (87%), con un'età media che si attesta intorno ai cinquant'anni e una formazione universitaria nel campo dell'economia (24%) e dell'ingegneria (16%). Una buona parte dei rispondenti (35%) occupa la posizione da oltre dieci anni. Nel 76% dei casi il risk managerè stato reclutato internamente, principalmente da funzioni di controllo di gestione e finanza (17%). I risk manager sono stati interrogati sulle attitudini personali e le competenze tecniche e manageriali che ritengono importanti per la loro posizione. Per questo ruolo è importante saper ottenere una visione generale dei problemi, ottime doti di comunicazione e capacità di ascolto. Le competenze manageriali risultate più importanti sono la conoscenza del business aziendale e del settore e la strategia. Nel 38% dei casi il riferimento gerarchico del gestore del rischio è il Country executive officer/Direttore generale, seguito dal Chief financial officer (24%) e dal Consiglio di amministrazione (19%). Il gestore dei rischi collabora e interagisce frequentemente con le diverse funzioni, principalmente con l'amministratore delegato o direttore generale, con il Chief financial officer e il comitato dei rischi. La formazione sul risk management offerta al personale aziendale è orientata prevalentemente alla sicurezza, con un focus specifico sugli aggiornamenti della normativa, e alla diffusione della cultura/consapevolezza del rischio e della prevenzione. La mappatura e la prioritizzazione dei rischi avvengono per il 64% a livello corporate, scelta che indica l'importanza strategica che viene attribuita al rischio, meno frequentemente a livello paese o filiale. Il 23% del campione utilizza una metodologia strutturata per l'analisi dei rischi soltanto per certe categorie di rischio e non per tutti i rischi aziendali, e il 7% effettua un'analisi dei rischi solo in alcune Business unit. Il grado d'integrazione del risk management nei processi aziendali è di tipo medio. Il processo di analisi del rischio viene ripetuto nel 45% dei casi con cadenza annuale, per il 13% con cadenza semestrale e per il 15% trimestrale. Il 27% delle aziende non effettua tale analisi con regolarità.Le risorse aziendali dedicate al risk management resteranno per il 66% degli intervistati costanti: un segno che molte aziende non sono propense a effettuare nell'immediato futuro investimenti in tecnologia e competenze, trend correlato alle scelte strategiche del territorio italiano. Solo il 28% delle aziende dichiara l'intenzione di voler aumentare le risorse del risk management nel medio-lungo periodo. Insignificante (6%) è la quota d' imprese che, in controtendenza, ridurrà le risorse destinate alla gestione dei rischi nei prossimi anni. Secondo il campione, un valido processo di risk management contribuisce ad accrescere il valore dell'impresa perchè permette di migliorare il controllo della stessa. In altre parole, la gestione dei rischi fornisce un prezioso contributo ai processi di controllo aziendale. Vengono ritenuti fattori importanti anche il miglioramento della governance e delle prestazioni operative. Per quanto riguarda i rischi rilevanti nei prossimi cinque anni, a detta dei rispondenti, le aree di maggiore attenzione coinvolgono i rischi legati ai processi interni (14%), seguiti dal rischio di credito (11%) e dal rischio di concentrazione (10%), servizi informatici (10%), risorse umane (8%), reputazione e compliance (7%). L'inquadramento del gestore dei rischi aziendali è nel 52% dei casi quello del dirigente e nel 33% di funzionario/quadro. Per quanto riguarda la remunerazione, percepisce una retribuzione annua superiore ai 100mila euro solo nel 27% dei casi, con retribuzioni medie più elevate con l'aumentare dell'esperienza. Gli over-60, infatti, percepiscono nel 50% dei casi una retribuzione annua superiore ai 100mila euro. Il 67% delle imprese intervistate prevede una quota variabile della remunerazione, perlopiù basata sul raggiungimento di obiettivi di performance economico-finanziari (49%) o su parametri qualitativi (27%); solo nell'11% dei casi si tratta di performance pesate per il rischio. Per maggiori informazioni visita il sito: www.anra.it